giovedì 9 giugno 2011

Al referendum ci vado impennando con il mio Si

Tenete presente che è un motorino che quasi rientra tra gli storici. Ci ho fatto le migliori traversate del Salento. E’ abituato bene, aria pura e mare aperto. Sarebbe veramente un peccato guidarlo vicino ad una centrale nucleare. Più che altro, perderebbe vigore, diventerebbe ossidato e malaticcio, non proprio il ritratto della salute che è ora. Nei giorni in cui splende il sole è caldo e quasi sciolto liquido, mentre quando soffia tramontana diventa gelido e secco crepato.

Stupendo il mio Si: se lo vendessero, lo comprerei. Ha un corpo azzurro e i parafanghi sono davanti verde e dietro arancione. Ci ho fatto un sacco di impennate. Qualche volta ho fatto venire il batticuore a qualche ragazza, impennando.

E’ alquanto rumoroso, con la sua marmitta “a scurreggetta” che disturba la pubblica quiete compiendo perfettamente il suo dovere: rompere il sonno di quelli assonnati e ciondolanti davanti alle televisioni. Quando giro per le strade, infatti, la gente si affaccia alle finestre per il rumore che crea. Alcuni ridono, altri invece scendono in piazza increduli, a testimoniare questo ronzio frastornante e chiedere se il motore vada a miscela o a fagioli.

La cosa bella del Si è che ci puoi attaccare gli adesivi che vuoi. Tra i citabili e degni di nota, sicuramente il “papero che fa “tiè” merita il terzo posto, quello subito sotto il sellino. Non sia mai qualcuno pensi di spostarlo: ama sguazzare nell’acqua e bagnarsi quando piove. Non vuole pagare per investitori che poco se ne fregano se per lui la pozza dove sguazza sia un bene primario o meno: lui senza acqua pubblica non riesce a stare. Inoltre, il sellino è quello lungo, comodo per portare qualcun altro in giro, a passeggio verso un seggio.

Al secondo posto, arroccato saldamente sul carter, l’adesivo “INCUBO!” con il punk incenerito da un’esplosione atomica. Inutile fare della facile ironia: siete tutti ancora così scossi dallo tsunami in Giappone per poter apprezzare il calore dell’uranio, il croccante condimento verde fluorescente per le vostre insalate e peperoni, il latte a lunghissima conservazione (si parla di oltre diecimila anni senza che si cagli) che berranno i vostri figli e l’erba pipa che mangeranno le vostre mucche: d’altronde, in Italia di terra ne abbiamo una penisola e un tacco. Anch’io sono talmente scosso che entrando al supermercato ho chiesto una barretta d’uranio, invece di una barretta Kinder. Il commesso mi ha detto che le può vendere solo sottobanco, prima di spedirle in Nigeria con una bolla per rifiuti clandestini.

Al primo posto inamovibile come il dito medio che rappresenta, appunto, “Il dito medio” vessillo di tutti i parafanghi dei Si di tutta Italia, almeno nei peggiori bar e ricevitorie. Un saluto cordiale a tutti, come un biglietto da visita poco raffinato ma democratico che non risparmia nessuno. Più giusto dell’umana giustizia.

“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”, secondo la dote di sintesi del maiale Napoleòn ne La Fattoria degli Animali, mentre ingordamente banchetta con i suoi sodali maiali in attesa delle danze del bunga bunga. Un bel dito medio sul parafango è proprio quello che ci vuole per ricordare a tutti i maiali che sono uguali agli altri animali, solo più versatili.

Poi, se vorrete, il Si vi porterà fino alla marina più vicina, possibilmente col vostro partner. Ma ricordate sempre, tenetelo sempre a mente: prima il dovere, poi le impennate.